Se vi aspettate una dichiariazione di voto vi sbagliate di grosso.
Ieri Romano Prodi ha sentito il "
dovere" di rendere pubblico il proprio voto al referendum. Io ritengo invece che in questo momento politico si abbia il dovere di non lasciarsi trascinare in una lotta assurda tra parti senza prospettive.
Ultimamente vedo in maniera critica gli accesi anni Berlusconiani.
Quegli anni erano Guerra Civile fredda intorno ad una persona, nessuna proposta, nessun sogno, solo bava alla bocca, e in mezzo il Cavaliere che godeva dei riflettori che gli davano la vittoria. Ma almeno alla prossima generazione potrò dire di essere stato anti-Berlusconiano, e in mezzo a quell' "anti" ho fatto crescere a spintoni una mia cultura politica personale.
Ma oggi cari amici del SI, cari amici del NO, contro cosa vi battete? Quale cultura politica state coltivando?
Vi costruite nemici immaginari per giustificare la vostra esistenza. E ormai non c'è più alcuna cultura in questa politica.
Non c'è cultura politica in questa riforma costituzionale che modifica Parlamento e rapporto Stato-Regioni senza bussola o visione alcuna.
Si va verso un centralismo estremo per amore di austerità e di potere, non perché si è veramente consapevoli di quale Italia si voglia. Forse accidentalmente si otterrà maggiore chiarezza amministrativa, cioè si saprà meglio "chi fa cosa", ma non è detto "che chi deve fare, sia in grado di fare".
Si scopiazzano "i Senati" Europei, fondamentalmente quello Francese e quello Tedesco, facendo nascere un incrocio Renano. Un risultato che supera il bicameralismo paritario, e quindi il casino politico di quest'ultimo decennio. Ma probabilmente apre le porte ad altre incomprensioni.
E sia ben chiaro, quello che dice Berlusconi, che il Senato sarà per lungo tempo appannaggio del PD e alleati, è verissimo. A me come elemento "argine" può far anche piacere, ma non è così che si fa una riforma della Costituzione.
Dal punto di vista "tecnico" la riforma secondo me è una delusione, nata da un parlamento deludente, che tenta dei passi in avanti, insieme a qualche accenno interessante come le nuove soglie referendarie, la rappresentanza di genere e il tetto agli stipendi dei Consiglieri regionali.
Il nodo del referendum è però anche politico.
La mia generazione voterà NO.
Principalmente perché viviamo in una bolla social-mediatica per cui questo è un referendum Renzi-Di Battista, PD-M5S.
Ed è quindi l'opportunità di passare da una illusione di avere rappresentanza politica ad un'altra.
Dalla "rottamazione" all' "uscire a veder le stelle".
Invidio i miei coetanei che voteranno NO con questa speranza, la speranza di aprire una fase politica nuova.
Io, traviato da 8 anni di militanza politica, ho meno speranze e più preoccupazioni.
La mia principale preoccupazione non è aprire nuove fasi politiche nazionali, ma chiudere quella attuale, per aprirne una europea.
Chiudere quindi questa transizione post-berlusconiana, con governi "tecnici" che ingrassano il malcontento, e la politica che vivacchia evitando responsabilità e progetti.
Berlusconi nel 2011 ci ha lasciato con le pezze ai pantaloni, e il mondo anti-berlusconiano è stato incapace ad offrire una alternativa. PD prima di tutti.
Vanno chiuse quindi le ferite di quell'epoca e va creata una classe politica che sappia unire su delle idee invece che dividere su dei falsi miti.
Penso che questa mia preoccupazione, che prende la forma di un augurio, possa essere condivisa da molti.
Se per chiudere la fase politica attuale si debba votare SI oppure NO, lo lascio decidere a voi.
Io se voto è solo perché sarò fortuitamente a Genova, a Sestri Ponente, la sera del 4 Dicembre.
Di certo però non bisogna schierarsi in questa melma chiamata Referendum.
Se proprio qualcuno ha voglia di sporcarsi lo faccia con stile. Sottolinei gli aspetti positivi della propria scelta, invece che insultare gli altri. Inviti al dialogo e non alla distruzione dell'avversario.
Io preferisco prenderla come un gioco, in maniera distaccata e scientifica analizzare i sondaggi, le campagne elettorali, il messaggio che portano e come lo sviluppano.
Così, come se fosse un gioco, una partita da vedere nella gradinata dei distinti, faccio la mia scommessa.
Dopo aver previsto con precisione al punto percentuale
i secondi turno di Giugno 2016, dopo essermi mangiato le mani per non aver osato nel prevedere la Brexit, che davo per certa fino a metà Giugno, dopo aver ripetuto da Maggio che avrebbe vinto Trump (a onor del vero lo credevo vincente sui voti popolari e leggermente sopra sui "grandi elettori")...
Per il Referendum Costituzionale del 4 Dicembre azzardo una vittoria del SI del 52,52%.
Toccando tutto il ferro possibile, perché quelle sono elezioni serie, non le nostre farse italiane, scommetto anche sulla vittoria di Van Der Bellen (candidato dei Verdi, contro il candidato di estrema destra) alle Presidenziali Austriache del 4 Dicembre, stessa nostra data.
Tra le Alpi si gioca il futuro dell'Europa perché il candidato di estrema destra propone un referendum sullo stile Brittanico. Come può l'UE reggere l'eventuale uscita di Vienna che è nel cuore del continente e adotta l'Euro, dopo l'uscita di Londra che è periferica e non è mai stata nell'Eurozona?
Spero quindi di portare fortuna ai miei amici in Austria. Per il resto poco importa.
La politica italiana offre piccole preoccupazioni e speranza alcuna.
Questo è il poco che so.
Alberto Spatola